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|2003 in stallo l'ICT dell'installo| Per una riscoperta delle professionalita’ dimenticate in un mercato che, persa l’industria dei componenti, dei computer e dello sviluppo dei software, importa ed installa di tutto.

2003 in stallo l’ICT dell’installo.

Finalmente l’ICT ha fatto sboom. I guru dell’Iarpi, eduardi sapienti in oracoli, rimpiangono i pingui bonus che accompagnavano in passato i risultati di vendita e di installato.

In questi ultimi anni, l’Italia ha perso prima l’industria dei componenti, poi quella dei computer ed ultimamente anche quella dello sviluppo dei software di sistema e di quelli applicativi.

Siamo diventati un paese di consumatori e di installatori di prodotti altrui.

Le aziende hanno rinunciato a gestire il proprio sistema informativo con proprio personale, attirate da promesse di economicita’ e di flessibilita’ quasi sempre non mantenute nei fatti.

Le aziende hanno dovuto adeguare le loro strutture organizzative ed i loro modi di operare agli Iarpi di moda e a dissanguarsi economicamente se volevano delle personalizzazioni.

Le specificita’ di conoscenze, di cultura aziendale, di gestione dei processi di ogni singola azienda, sono sparite; i componenti della vecchia Direzione dei Sistemi Informativi sono diventati venditori ed installatori di pacchetti altrui.

L’alibi della turbolenza del mercato e dei cambiamenti, diventati sempre piu’ rapidi, hanno ucciso la pianificazione e la progettualita’ del futuro; gestire il contingente e’ diventata la sola strategia della quale occuparsi, senza alcuna considerazione alle conseguenze prevedibili a medio termine.

La trimestrale di cassa ha vinto sulla pianificazione triennale.

In quest’ottica e’ sicuramente preferibile comprare il pacchetto disponibile sul mercato e soprattutto se gia’ in uso presso il concorrente, evitando di pensare, di studiare, di progettare e di realizzare cio’ che servira’ veramente per il futuro.

La situazione delle sedi italiane delle multinazionali e’ ancora peggiore. In esse il cosiddetto CIO, ha oggi meno autonomia e meno responsabilita’ di un Capo Centro degli anni ’70 del secolo scorso; la sua professionalita’ consiste soprattutto nell’obbedire alle linee guida della Casa Madre che, per lui, sceglie le macchine, gli applicativi, i fornitori ed i consulenti.

L’obiettivo perseguito e, molto spesso raggiunto, e’ quello di ridurre al lumicino il contributo di personale in carne ed ossa allo sviluppo e all’esercizio dell’ICT, trasformando la vecchia direzione dei Sistemi Informativi, in una moderna fabbrica senza luce per automi senza occhi ma, purtroppo, per mercati con sempre meno consumatori.

In questo ambiente di professionalita’ negata, e’ molto imbarazzante presentarsi come persona capace di progettare e realizzare un complesso sistema informativo confezionato a misura delle esigenze specifiche dell’azienda.

E’ piu’ di immagine e piu’ remunerativo, atteggiarsi a guru delle strategie dell’ICT, su dieci parole dirne otto in inglese, dimostrasi aggiornato sulle ultime promesse tecnologiche, sapere dove sta andando il mercato apparente, fornire studi e statistiche credibili, ma non seriamente documentate da dati di fatto verificabili nella realta’ italiana.

In definitiva per i professionisti dell’ICT non ci sono piu’ le condizioni per fare, e’ possibile solo studiare, consigliare, proporre, vendere, installare ed addestrare.

C’e’ da esserne orgogliosi oppure dobbiamo vergognarci?

Ma, finalmente, l’ICT ha fatto sboom.

Ha fatto sboom, perche’ la net economy ha arricchito solo quelli che per primi si sono quotati in borsa truffando i gonzi creduloni; perche’ il commercio elettronico non si e’ alzato un metro da terra; perche’ la rete e’ ancora libera e gratis e, per molto tempo restera’ tale; perche’ come sempre, alla lunga, il reale vince sempre sul virtuale.

E’ importante che l’ICT abbia fatto sboom, ed e’ importante la contemporanea grande novita’ del software Open Source.

Accanto al software Open Source targato USA, si sta evidenziando anche quello targato Europa e targato Italia.

Quanti di noi sviluppatori hanno applicativi nel cassetto che non aspettano altro di indossare un vestito tecnologico nuovo (Java, PHP, MySQL, Postgres, ecc.) per ritornare sul mercato e proporsi gratuitamente ma con a fianco un assistente umano da retribuire per gli apporti che dara’ in creativita’, inventiva, fantasia, innovazione ed addestramento.

I soldi si faranno non andando ad installare programmi totalmente altrui, ma personalizzando, integrando e fornendo assistenza.

Le PMI sentono ora indispensabile ricorrere all’ICT di spessore; non all’ICT dell’Iarpi, ma all’ICT dal volto umano, quello conveniente, quello che parla in italiano con parole comprensibili, quello su misura, quello aggiornabile guardando negli occhi gli autori, quello fatto da noi e per noi.

I titolari delle PMI sono normalmente degli imprenditori-tecnici che preferiscono dialogare con altri tecnici-imprenditori per creare assieme soluzioni applicative valide e specifiche piuttosto che con installatori anglofoni di pacchetti formato palazzo con costi proporzionali alla loro dimensione.

La cultura del fare, tipica delle PMI, deve far rinascere la voglia di fare anche nelle numerosissime ed ancora esistenti micro aziende dell’ICT italiano.

FreeOpen.org vuole essere un mini portale di informazioni e di condivisione di risorse libere ed aperte rivolte alle PMI (applicativi eseguibili, analisi di fattibilita’ e di dettaglio, sorgenti di software, documentazione per lo sviluppo, manuali operativi e d’utente, ecc.).

Chi vuole percorrere la strada insieme?

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